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Aragona è un comune a vocazione rurale di 9.458 abitanti, famosa per le Macalube.
Aragona si trova sulle pendici orientali del monte Belvedere, a 428 m s.l.m.. La sua fondazione risale al 6 gennaio 1606. Il 2 agosto del 1604, si aprì a Messina il 49° Parlamento Generale straordinario, presieduto dal viceré spagnolo Don
Lorenzo Suarez de Figueroa e Cordoba. In occasione di questo Parlamento, il giovane conte del Comiso, don Baldassare III Naselli, presentò la domanda di fondazione di un nuovo villaggio da fabbricarsi nel suo feudo di Diesi.
Il 6 settembre dello stesso anno la domanda del conte Naselli finiva sul tavolo del viceré Lorenzo Suarez, il quale ordinava che si facessero accertamenti sul merito. Fu come porre la prima pietra della fondazione del nuovo villaggio, che sarà chiamato come la madre del fondatore donna Beatrice Aragona Branciforti. 

palazzo principe

Così con la “licentia populandi” il 6 gennaio 1606 grazie a Baldassare III Naselli nasceva Aragona. I Naselli governarono il paese di Aragona sino al 1812, anno in cui fu abolito il feudalisimo. Di seguito si indicano i membri della famiglia che ressero il feudo di Diesi e poi la terra d’Aragona:
• Baldassare I Naselli: conte di Comiso, fu lui ad acquisire il feudo di Diesi. Dimorò a lungo ad Agrigento e trascorse gli ultimi anni a Comiso.
• Gaspare I Naselli: figlio primogenito di Baldassare I, si trovò impigliato nelle avventure paterne fino al collo, tanto da espatriare addirittura fuori d’Italia per sfuggire alla vendetta di alcuni nemici. Finì i suoi giorni a Comiso.
• Gaspare II Naselli detto “Il Conte Rosso”: figlio di Baldassare II sposò Beatrice Aragona Branciforti di Castelvetrano.
Il borgo:
• Baldassare III Naselli: figlio di Gaspare, fu lui ad avviare la costruzione di un nuovo borgo nel feudo di Diesi chiamandolo Aragona in onore della madre e della prestigiosa casata reale. Morì in giovane età di malaria insieme a due dei suoi figli maschi lasciando come unico erede il figlio Luigi.
• Luigi I Naselli: visse quasi tutta la sua esistenza a Palermo dove riuscì ad ottenere il titolo di Principe di Aragona. Ammalato, vedovo e anziano si stabilì a Sciacca dove morì.
• Baldassare IV Naselli: figlio di Luigi, dopo aver ricoperto importanti cariche civili e militari ed essersi distinto nella difesa dell’Isola dalle incursioni saracene e francesi, decise di trasferirsi ad Aragona dove visse fino alla morte. Qui avviò la costruzione del grande palazzo feudale e del reticolo di collegamenti sotterranei ancora da disvelare. Favorì inoltre l’arrivo in paese dei padri Mercedari e dei Cappuccini, finanziando la costruzione dei rispettivi conventi e delle chiese. Dopo aver ceduto la signoria su tutti i possessi della famiglia al figlio Luigi (1702), prese i voti religiosi e si ritirò a vivere presso il convento dei Frati Cappuccini dove morì nel 1710. Ricordato come “il padre dei poveri”, il principe è stato sepolto ai piedi dell’altare maggiore della Chiesa cappuccina di San Giuseppe (oggi parrocchia di San Francesco d’Assisi). I suoi resti si trovano attualmente presso il cimitero comunale di Aragona dove sono stati provvisoriamente traslati durante i lavori di ricostruzione dell’antica Chiesa in attesa di essere ritumulati nel luogo originario.
• Baldassare V Naselli: nato nel palazzo locale, fu il personaggio più prestigioso della famiglia. Dopo essere stato nominato Presidente del Consiglio di Sicilia si trasferì prima alla corte di Napoli e poi a Parigi, dove visse ospite del re di Francia. In quel periodo il paese contava oltre 6 mila abitanti.
• Baldassare VII Naselli è stato l’ultimo membro della famiglia ad essere titolare di poteri civili sulla comunità aragonese in ragione dell’abolizione della feudalità nel 1812. Alla sua morte, avvenuta senza eredi diretti ad Aragona nel 1863, il titolo di principe passò alla sorella Marianna Naselli, sposa di Nicolò Burgio, e da questa al figlio Luigi.
• Luigi Burgio Naselli: sacerdote, fu l’ultimo erede diretto della famiglia Naselli con i titoli di duca di Villafiorita, principe di Aragona e di Poggioreale, conte di Comiso e marchese di Gibellina. Dopo aver passato i primi anni a Palermo, si trasferì poi ad Aragona dove chiamò intorno a sé le Figlie della Carità di San Vincenzo di Paola che presero ad occuparsi dei numerosi poveri e orfani presenti in paese. Nel 1877, dopo il fallimento delle miniere di zolfo, diede i suoi beni ancora alle Suore di carità di S. Vincenzo di Paola.
Alla sua morte, avvenuta ad Aragona il 28 settembre del 1889 il Palazzo di famiglia confluì nel patrimonio dell’Istituto Principe di Aragona, che per oltre un secolo, sotto la guida delle Figlie della Carità, si occuperà della cura dei minori. A lui si deve con ogni probabilità l’incarico all’architetto palermitano Giovan Battista Palazzotto per la creazione dell’attuale cappella (1874). Lo spazio sacro è composto da due ambienti adiacenti entrambi neoclassici, entrambi sono dotati di mensa eucaristica. Un monumento funebre neoclassico dedicatogli dall’erede si trova nel vano di ingresso alle cappelle, dedicatogli dall’erede Antonio Burgio Brancaccio.
Dal 1900 circa un gruppo di miniere di zolfo site nel territorio di Aragona in contrada Mintini si consorziarono fra di loro in modo da formare un complesso industriale. Fra queste alchemico quella della famiglia Pirandello.